La prima giornata del Tonalestate si è aperta con l’introduzione ai lavori della presidente Elena Lanzoni che ha dato anche lettura di un messaggio che il Cardinal Pietro Parolin ha inviato tramite d. Nicola Riva, assistente ecclesiastico dell’Opera di Nàzaret, per tutti i partecipanti ai lavori di Tonalestate.
Dopo i saluti dei rappresentanti delle istituzioni presenti, il tema dei “deRElicti” è stato presentato da Eletta Paola Leoni, direttrice del Centro Studi di Tonalestate, la quale ha approfondito alcune parole chiave: dolore, sconfitta, abuso di potere e, infine, ribellione.
Le conferenze della giornata si possono riassumere nelle parole “guerra” e “pace”. Gian Guido Folloni ha ricordato che ci sono 56 guerre che oggi dilaniano il mondo, numero che potrebbe essere persino più alto. Ricordando l’articolo 11 della Costituzione italiana e la premessa della carta dell’ONU a ottant’anni dalla sua firma il 26 giugno 1945, Folloni ha sottolineato come i propositi formulati dopo la Seconda guerra mondiale in questi testi sono stati abbandonati e la guerra è tornata a dominare la scena internazionale.
E la politica cosa può fare in tutto questo? Spunti interessanti sono stati offerti da Emanuele Ferrari, sindaco di Castelnovo ne’Monti, il quale ha ricordato che in politica non si opera per se stessi, pena lo scadere nella logica del potere, a cui va sostituta quella della responsabilità, cioè essere sempre pronti ad ascoltare attentamente l’altro e gli altri nei loro bisogni e nelle loro esigenze e trovare insieme delle risposte.
“Avere cuori aperti”: così ha esordito il Cardinale Giovanni Battista Re nel suo intervento che ha concluso la mattinata. La complessa situazione del nostro tempo richiede che si vinca la tentazione dell’individualismo e si aprano i cuori per accostare i bisogni e portare soccorso, senza delegare ad altri o a istituzioni, sebbene siano necessarie e meritevoli. Parlando di Papa Leone ne intravede i due pilastri del suo pontificato nell’amore per l’unità della Chiesa e nell’impegno per la pace.
La sessione pomeridiana si è aperta con una conversazione con Felwine Sarr, studioso universitario e scrittore originario del Senegal. Attraverso le domande poste dalla presidente Elena Lanzoni si è affrontata la necessità di cambiamenti culturali per andare oltre i modelli imposti ai paesi africani per entrare nel concerto delle nazioni e, così, rompere la relazione asimmetrica che l’Occidente ha costruito.
A seguire, il professor Anwar Abu Eisheh ha portato la sua testimonianza sulla situazione del popolo palestinese, ribadendo con forza che una pace giusta è una pace fondata sul diritto internazionale. Proprio per questo motivo ha voluto ricordare il grande rispetto che porta alle associazioni israeliane che coraggiosamente sono in prima linea per chiedere il rispetto del diritto internazionale.
Il pomeriggio si è poi concluso con una ricca tavola rotonda moderata da Maria Chiara Riva, con numerose domande soprattutto da parte di studenti giapponesi, italiani, latinoamericani e statunitensi che hanno aiutato e invitato ad approfondire gli svariati temi affrontati nelle conferenze.
Un filo rosso metodologico ha percorso questa prima giornata: riscoprire il significato reale delle parole per potersi capire e lavorare insieme, per cambiare il paradigma, aprendosi a prospettive “altre”, decolonizzando il nostro sguardo, il nostro linguaggio e, così, il nostro pensiero. La riscoperta delle parole potrà anche aiutarci a recuperare l’importanza della parola data, sia a livello personale che a livello sociale e politico.
Nella prima giornata sono state presentate anche due esposizioni documentarie sul tema: Perché è mio fratello.
La prima, dal titolo «I grant you refuge» («Ti garantisco un rifugio»), racconta la vita nella Striscia di Gaza attraverso gli obiettivi di sei diversi fotografi: Jehad Al-Sharafi, Mahdy Zourob, Mohammed Hajjar, Omar Ashtawy, Saeed Jaras, Shadi Al-Tabatibi. Curata dal fotografo e filmmaker Paolo Patruno, dopo diverse città italiane ed europee questa esposizione è arrivata anche a Ponte di Legno.
La seconda, su gentile concessione dell’Istituto Istoreco, è intitolata «La Rosa Bianca: studenti contro il nazismo» e documenta la storia di un gruppo di giovani che, tra il giugno 1942 e il febbraio 1943, hanno diffuso a Monaco di Baviera volantini di invito alla resistenza contro il regime nazista. La mostra è stata ideata ed elaborata da sopravvissuti, parenti e amici del gruppo e realizzata dalla Fondazione Rosa Bianca, da essi istituita.
La giornata si è conclusa con un concerto di musica classica dal titolo «Racconti in musica» eseguito da due giovani talenti del Conservatorio di musica “Santa Cecilia” di Roma. Al Violino Isabella Mastroeni e Luca Segnalini al pianoforte.
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