In particolare, la giornata, dedicata al dialogo interreligioso, inizia con le lezioni di Hervé Elie Bokobza, docente di ebraismo al Centre Communautaire di Parigi e Ghaleb Bencheick, Presidente della Fondation de l’Islam de France.
Angela Volpe, docente alla facoltà di Global Liberal Studies all’Università Nanzan di Nagoya, racconta la propria esperienza della gratuità in ambito educativo.
Lo spunto della lezione di Hervé Elie Bokobza parte dalla parabola evangelica del Samaritano- Decouvrir l’autre en soi. Une lecture juive de la parabole (Lc 10, 25-37). Se riconosciamo prevalere l’ingiustizia nelle relazioni tra gli uomini è per mancanza di ascolto di ciò di cui l’uomo ha più bisogno, ma occorre riconoscere in sé ciò che si vede nell’altro. Senza entrare nella condizione di ogni uomo sarà sempre la posizione di superiorità a guidare l’atto di donare che invece esige la gratuità dell’amore. La propria motivazione la si trova in un cammino ed è nei passi, spesso faticosi, di tale cammino che si impara l’amore gratuito.
Ghaleb Bencheick: “Dans la tradition religieuse islamique, le don occupe une place centrale dans l’enseignement prophétique. D’après ‘Abdallah Ibn ‘Abbas, le Prophète a dit : « Le meilleur don est de donner de l’eau à boire à un assoiffé et de nourrir celui qui a faim ». Tout comme il est dit dans le Coran, Dieu a créé le monde et l’a donné à l’homme » Cette œuvre est confiée à l’homme. Poussé, en principe, par l’esprit de gratitude, l’homme est appelé à s’acquitter de sa dette envers Dieu dans la dimension verticale par la prière, et dans la dimension horizontale en prenant soin des êtres indigents et nécessiteux et tous ceux qui sont dans le besoin. L’homme doit accomplir ce qui est juste et redonner ce qu’il a reçu. Dieu reçoit ce qui lui est dû par l’intermédiaire de l’indigent, réalisant ainsi en même temps la justice divine et celle de l’homme. Donner à Dieu ce qui lui est dû signifie le reconnaître comme origine de tous les biens et en même temps attester sa souveraineté et sa seigneurie”.
Nella Tavola Rotonda, moderata dal Dott. Pietro Vecchi, c’è stata l’occasione per i ragazzi di chiarire il significato di dialogo interreligioso indicando che prima dei concetti sulla religione viene la propria coscienza, chiamata più precisamente “una voce del cuore” che parla in ogni uomo e che, attraverso un incontro riuscito, richiama all’amicizia con l’altro.
Il Tonalestate stesso è concepito come momento e come luogo per facilitare il dialogo tra tutti: esponenti di tutte le culture, i popoli, le tradizioni e le religioni.
Il mai dimenticato Cardinale Jean-Louis Tauran chiarì, in un suo intervento al Tonalestate, che si vuole tentare di dialogare “tra le fedi”, non instaurare un dialogo tra istituzioni. Iniziare a parlarsi tra uomini che sanno a chi appartengono e che hanno detto sì a un dono ricevuto. L’augurio è che il Tonalestate possa essere un luogo di incontro, certi della propria appartenenza.