di Elena Lanzoni

Noi parliamo e abbiamo parlato qui al Tonalestate perché abbiamo ricevuto e ci è stata consegnata prima una parola. C’è una parola che ci precede e che ci ha preceduto.
Non una parola “artificiale”, non una parola di potere, ma una parola umana che ha fatto uscire da dentro di noi il desiderio di essere in relazione con la verità.
Questo è precisamente educare: mettere in relazione con la verità. La verità del proprio essere, del mondo in cui abitiamo e della realtà nella quale siamo inseriti.
La parola che abbiamo ricevuto non si è presentata a noi come essa stessa la verità, ma come indice alla verità, perché “mirassimo” ad essa ciascuno con la propria coscienza, con la propria libertà, senza nessuna costrizione. È stata proprio una parola d’amore che, come abbiamo ascoltato, è strettamente legata alla verità.
La memoria di quanto abbiamo ricevuto non può essere taciuta, perché, a renderci autentici docenti e educatori, è la memoria del sudore e dell’amore e del tempo che ci sono stati dedicati.
Il Tonalestate è chiamato a fare costantemente memoria della sua origine, se vuole essere fedele al suo compito nel presente e nel futuro.

Dobbiamo, quindi – affinché ci sia lavoro operativo – fare sempre memoria di quanto abbiamo ascoltato in questa edizione dell’International Summer University: fare memoria dei tanti sofferenti e disperati che attendono di essere ricongiunti a te, famiglia umana!; fare memoria del bene e del buono che stiamo costruendo, soprattutto insieme, in compagnia l’uno dell’altra. Chi non serve, infatti, l’unità è schiavo solo della propria superbia.
Fare memoria ci aiuterà a cercarci e a incontrarci ancora e, quindi, a non disertare la realtà e a non abdicare al compito di un nuovo umanesimo di cui c’è tanto bisogno.
Fare memoria di quelle splendide parole, come ci sono state ricordate l’8 agosto, del giovane Yeshua quando disse: “non vi chiamo servi, ma amici”. Questo ci aiuterà a ricordare che il nostro compito non consiste nell’ organizzare grandi meeting o nell’essere sui mass media, ma il nostro compito è costruire luoghi di umana compagnia lì dove la povera gente vive e lotta.

Quindi, “cari amici”, il nostro non è un grande meeting, ma un impegno perché nessuno si senta solo e abbandonato.
La vera “meraviglia”, infatti, è che esistano luoghi di onesto e condiviso lavoro quotidiano, al servizio dell’unità; un lavoro che ci faccia “ribollire il sangue” come ha detto il più giovane relatore del Tonalestate, che ci faccia “bollire il sangue” di passione per costruire luoghi di vita e non di morte, e ci faccia seriamente coinvolgere nella proposta che ci viene fatta lì dove saremo, perché non basta emozionarsi davanti a immagini e suoni e poi non impegnarci, ma occorre essere responsabili e prendersi cura della realtà che ci viene meravigliosamente incontro.

Al lavoro dunque!
All’amicizia!