di Maria Paola Azzali

L’anno che sta trascorrendo lo conserveremo nella memoria come l’anno nel quale più che pensare, lamentandoci, a ciò che non potevamo fare, abbiamo voluto pensare a ciò che potevamo essere e fare nella nuova, inaspettata situazione. 
Ci è stato richiesto – e forse ancora lo sarà nel prossimo futuro – un cambio di prospettiva, insieme a una sofferta condivisione della drammatica condizione di vita di persone e popoli a noi molto vicini nell’amicizia.  Alla pandemia del Covid 19, molti governi nel mondo hanno risposto o con ignorante sottovalutazione del diffondersi del virus, soprattutto tra le popolazioni più povere che non hanno accesso agli ospedali e alla sanità gratuita, o con misure antidemocratiche di internamento in centri di raccolta privi dei più elementari servizi igienico-sanitari, mostrandoci così il volto di politiche disumane.
Le realtà culturali e sociali, le associazioni di solidarietà, le reti di amicizia che negli anni si sono sviluppate attorno all’attività culturale di Tonalestate, in vari Paesi del mondo, negli Stati Uniti, nell’America Latina, in Messico, in Europa e in Giappone, non hanno smesso d’inventare ogni forma possibile di presenza e di aiuto a persone e realtà con bisogni grandi e diversi – dal pane ai libri, alle medicine, alla vicinanza – e la cui testimonianza ha dato coraggio anche a chi ha vissuto da vicino il contagio e la malattia.
Il Tonalestate, nel corso dell’anno, attraverso il lavoro del Centro Studi, non ha mai perso la speranza di poter, anche quest’anno, far sentire la propria voce. È vero, la forma virtuale non corrisponde alla sua caratteristica fondante e fondamentale, perché solo l’incontro presenziale permette di ascoltarsi a fondo, di parlare insieme, di trascorrere del tempo insieme, e questo fa crescere e sviluppare un dialogo costruttivo fra noi, pieno di stima per la storia, la cultura e il cammino di ciascuno, così che le domande ultime di ogni uomo, le azioni umane per la giustizia, la pace e il pane condiviso emergano nel modo più vero e propositivo.
Le misure prese a causa del Covid 19 ci costringono a una nuova forma di dialogo che, pur non corrispondendo alla nostra esperienza, ci permette comunque di tenere viva la fiamma della storia del Tonalestate e la speranza di poter tornare presto alla sua forma più originale, cioè a un faccia a faccia, reciproco e diffuso, a un conversare che comprenda tutti gli aspetti dell’esistenza umana: la cultura, l’ansia di uguaglianza e di giustizia, l’uso dei beni e della natura, il dialogo rispettoso delle culture, le diverse appartenenze religiose, il lavoro degno, la lotta contro lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo, un’equa distribuzione delle risorse tra i popoli; un incontro, dunque, che aiuti sempre a portare gli uni i pesi degli altri, nella prospettiva di una nuova e positiva costruzione comune.
Apre questo nostro libretto del Tonalestate 2020 la lettera che il professor Giovanni Riva, fondatore del Tonalestate, più di vent’anni orsono ormai, scrisse ai nostri amici dell’Honduras duramente colpiti: essa ci è di aiuto a vivere la nostra dolorosa situazione attuale e illumina il desiderio di un’indomita resistenza in ogni circostanza, bella o brutta che sia. Le sue parole invitano a una presenza piena di passione e di profondità, una chiamata alla quale tanti, anche quest’anno, con forme nuove, hanno risposto e collaborato.  A loro va la nostra gratitudine per aver reso possibile sviluppare il tema della “città”, luogo nel quale si riassumono tutte le problematiche connesse all’uomo e al suo bisogno di vivere insieme agli altri una città armoniosa, il cui seme sta nel cuore di ogni uomo, che cresce senza fare rumore, e che rende il mondo più vivibile e degno.