Pubblichiamo integralmente la prolusione di Sua Eminenza il Cardinale Giovanni Battista Re in apertura dei lavori del Tonalestate 2022

Da oltre due anni stiamo vivendo tempi duri e dolorosi a motivo della pandemia del Covid, che sta nuovamente colpendo con una ulteriore ondata tutti i Paesi.  Dal febbraio scorso la situazione è stata aggravata dalla tragedia  della guerra in Ucraina, nel cuore dell’Europa, con i drammi, i fiumi di sangue e di lacrime, i profughi che devono abbandonare la propria casa e la loro patria. Si  tratta di una  deprecabile invasione di una Nazione libera e sovrana, nella quale con la violenza delle armi sono stati calpestati i diritti  fondamentali.

Le conseguenze economiche e sociali di questa guerra sono molto pesanti in tutta Europa e saranno ancora più devastanti se la guerra continuerà a lungo come qualche esperto di geopolitica teme.

In questo periodo così difficile sono cresciute le espressioni di solidarietà. Ovunque si avverte, più che nel passato, l’importanza della fraternità e la necessità di una coesione solidale che si estenda ad una fratellanza universale. Ci si è resi conto che si è tutti nella stessa barca e che non ci si salva da soli. Tutto è connesso, come dice  Papa Francesco, e potremo superare questa tragica crisi soltanto aiutandoci a vicenda e operando gratuitamente. 

Ecco allora la questione sulla quale vorrei attirare la vostra attenzione: “Quale è la radice della fraternità fra gli abitanti del pianeta terra”?

Le radici della fraternità e del dono gratuito affondano nella paternità di Dio: siamo fratelli perché siamo tutti figli di Dio.

La grande verità alla base della nostra fede è che Dio è Padre (Mt.11-25ss), creatore di tutto quanto esiste. Cristo ci ha rivelato  il Padre celeste e ci ha insegnato a pregarlo come “Padre nostro che sei nei cieli” (Mt.6,9 – Lc.11,1). Ed è un Padre che è “Amore”  e che – come afferma l’Evangelista San Giovanni – “ha tanto amato il mondo da donare il proprio Figlio unigenito per la nostra salvezza, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna” (Gv.3,16).

Di Papa Luciani, che sarà beatificato fra poche settimane, rimane  indimenticabile  l’Angelus in cui disse che “noi siamo oggetto, da parte di Dio, di un amore intramontabile”; e che “Dio è papà; più ancora è madre” (Angelus del 10 settembre 1978)

            Parole, queste, che di primo acchito sorpresero, ma in realtà erano già radicate in quelle di Dio nel Vecchio Testamento, pronunciate dal Profeta Isaia: “Si dimentica forse  una mamma del suo bambino, così da non commuoversi per il figlio delle sue viscere?  Anche se essa si dimenticasse, io invece non ti dimenticherò mai” (Is.49,15).

            L’accento della sua voce e la convinzione profonda che trasmetteva, diedero a quelle parole una vibrazione singolare, che colpì intelligenze e cuori, tanto da renderle memorabili. Era un esprimere la finezza dell’amore di Dio, che ci ama con un amore ricco di inventiva, di pienezza e di una intensità incomparabile, che include anche la tenerezza materna.

Dio è un Padre  che, quando sbagliamo, ci perdona proprio perché ci ama. Un Padre che rispetta il nostro libero arbitrio e che lascia a noi la scelta quotidiana di essere e vivere in lui e nel suo infinito amore per noi suoi figli, o allontanarci da lui perdendo la giusta strada. Non ci costringe mai. Ma ci attende sempre. Come ha atteso San Paolo sulla via di Damasco e come ha atteso San Pietro dopo il canto del gallo.

 Non viviamo in un mondo guidato da un determinismo impersonale, ma viviamo  sotto lo sguardo amoroso di un Padre che veglia su di noi e che ci chiama tutti ad una fratellanza universale, quali membri di un’unica famiglia, e ci esorta a saper donare gratuitamente.

Queste verità sono la chiave di volta di tutto il nostro pensiero religioso, oltre che la radice della fratellanza fra di noi, pellegrini su questa terra. E’ questo un cardine portante di tutta la nostra vita spirituale.

Purtroppo oggi la fede in Dio è esposta a forti venti contrari e tende ad affievolirsi come una fiamma poco alimentata.  Correnti di pensiero e stili di vita vanno in senso opposto alla concezione cristiana della nostra esistenza e della società, modificando progressivamente mentalità, sensibilità e costumi.  Col venir meno della luce che viene da Dio, l’umanità perde l’orientamento come una barca in balia dei mari in tempesta; e quante tempeste e uragani oscurano i nostri cieli odierni! Solo con una fede in Dio sempre più forte, salda e tenace, possiamo tenere il timone della nostra vita sulla giusta rotta, rafforzando i solidi valori sui quali costruire il nostro futuro.

Tuttavia, nonostante la società stia diventando meno cristiana, nel cuore umano c’è un’innata nostalgia di Dio. Vi è un senso di Dio misteriosamente presente e operante nella mente umana.

 Da quando l’uomo e la donna esistono sulla terra, sono alla ricerca di Dio, perché Dio ha impresso se stesso nel cuore umano.  S.Agostino, più di altri, ha interpretato  questo con la famosa espressione: “ci hai fatti per te, Signore, e il nostro cuore è inquieto fino a quando non riposi in Te”.

Un autore pagano, Plutarco, secoli prima di Cristo diceva di avere visto città senza mura, città senza tribunali e senza fori, ma di non avere mai visto una città senza templi, perché la dimensione religiosa fa parte della natura umana. Lo spirito religioso e l’innata idea di Dio appartiene al nostro DNA umano. Ogni uomo ed ogni donna, da sempre, sentono la presenza di un’entità che è a noi superiore e che ci sfugge,  ma che ognuno intuisce come esistente.  Sente che il cielo non può essere nato da solo, e che l’ordine e la logica razionale che vi è nel creato esige che a monte vi sia il disegno e l’opera di una  intelligenza superiore sconfinata. C’è qualcuno in alto che tiene in mano le sorti di questo mondo.

La ragione profonda del vuoto di valori che oggi deploriamo nella società sta nel fatto che si pensa di poter realizzare la propria felicità senza Dio e di poter fare qualche cosa di buono senza Dio. E’ una  illusione.

La realtà, invece, è che dove Dio scompare l’uomo non diventa più grande, perché il fondamento della dignità e della grandezza umana è Dio. Lontano da Dio l’uomo smarrisce se stesso; e gli egoismi,  gli interessi di gruppo e la logica del profitto prendono il sopravvento. L’oblio di Dio porta alla negazione del valore dell’uomo, della sua dignità e dei suoi diritti e porta anche alla perdita di ogni etica, perché senza Dio l’uomo e la donna non hanno più principi morali che sostengano ed illuminino il cammino della vita. Senza Dio non esiste più differenza tra il bene e il male. Dostoevskij fa dire ad un personaggio del suo romanzo “I Demoni”: “ Se Dio non esiste, tutto diventa lecito”.

Senza Dio crolla l’essenziale. Crolla il principio della razionalità e crolla il fondamento dell’etica e l’umanità finisce per diventare disumana. L’esclusione di Dio porta ad una visione riduttiva della persona umana e del suo destino. Senza Dio l’uomo non realizza se stesso né migliora la società.

Paolo VI nell’Enciclica “Populorum progressio” ha scritto che l’uomo può costruire questa città terrena  senza Dio, ma senza Dio l’uomo finisce per costruire questo mondo contro il vero bene dell’uomo.

Quando Dio è assente, una società non trova più la forza di anteporre i valori ai propri interessi e al proprio egoismo.

La prima necessità del nostro tempo è pertanto quella di riportare Dio nel mondo e di aprire agli uomini l’accesso a Dio.

Dal disordine e dai problemi che si sono creati oggi sotto il cielo sarà possibile uscirne  soltanto se l’umanità tornerà a guardare con rinvigorita fede al cielo.

Incontrare Dio nella fede non fa evadere dalla storia e dagli impegni della quotidianità. Anzi la luce che viene dall’alto è stimolo ad adempiere i propri doveri su questa terra con serietà e con senso di responsabilità. L’adesione a Dio nella fede non è in contrasto con le esigenze della vita moderna, ma deve diventare la linfa e il fermento propulsore di un avvenire più giusto, più umano e più felice. La fede non è un ostacolo che ci impedisce di gustare la vita, ma è promessa e garanzia di vita che va oltre il tempo, e aiuta ad affrontare con serenità le sfide del cammino in ogni momento della nostra esistenza. Il credere nella vita eterna non rende insignificante la vita terrena. Al contrario, soltanto se la misura della nostra vita è l’eternità, anche la vita su questa terra diventa luminosa bella e felice. Perdere il senso del nostro destino eterno è perdere l’aspetto più bello del vivere e la ragione più alta del nostro donarci.

Quando si perde Dio, si finisce per perdere anche ciò che di umano vi è nell’uomo e nella donna, e trionfa l’egoismo, la violenza e l’ingiustizia.   Sui destini umani si stende una notte senza stelle.

Non vi è certezza più bella di quella di sapere che Dio ci ama e che il suo amore è totalmente gratuito.

Dall’amore gratuito di Dio per noi dobbiamo apprendere l’arte di donare amore senza tenere la contabilità del dare e dell’avuto, come fa Dio con noi.

Il mondo ha bisogno di persone che sanno amare disinteressatamente. Sono le persone ricche di amore che arricchiscono il mondo e alzano il livello della bontà sulla terra.

Termino con due piccoli esempi che esprimono come a volte basti poco per donare gratuitamente amore e felicità.

Il romanziere russo Dostoevskij stava camminando per strada assorbito nei suoi pensieri letterari e si imbatte in un povero che cerca la carità. Lo scrittore mette le mani in tasca e si accorge di non avere il borsellino con sé. Allarga le bracca in un gesto di rassegnazione e continua il suo cammino. Fatti tre passi, ritorna indietro, si mette davanti al povero, lo guarda, gli prende la mano e lo bacia.

In quel momento sgorga dagli occhi di quel poveretto una lacrima di commozione e dice: “Oggi ho ricevuto l’elemosina più bella della mia vita”.

Madre Teresa di Calcutta, camminando per le strade dell’India trova sul marciapiedi un uomo che sta morendo.  Non potendo far niente per salvarlo, si siede accanto a lui e gli tiene stretta la mano. Quel poveretto le dice: “Muoio felice perché ho la mia mano nella tua”.

L’amore gratuito di Dio per noi ci impegna a trasmettere gratuitamente bontà, amore, felicità.

                                                                  Card. Giovanni Battista Re

6 Agosto 2022